Un rapporto dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico) intitolato The Bioeconomy to 2030: designing a policy agenda attribuisce alla bioeconomia la capacità di imprimere una vera e propria spinta propulsiva verso una nuova "rivoluzione industriale", che, a partire dalla ricerca nel campo delle materie prime rinnovabili, può permettere di innovare settori maturi come quelli delle materie prime, della produzione di energia e intermedi, garantendo una sostenibilità ambientale, economica e sociale nel lungo termine del sistema economico mondiale. Entro il 2030, l’OCSE stima che la popolazione mondiale crescerà del 28%, dai 6,5 miliardi del 2005 a 8,3 miliardi, e il reddito medio annuo globale procapite subirà un incremento del 57%, dai 5900 dollari del 2005 a 8600 dollari. Una popolazione mondiale più numerosa e più ricca farà crescere la domanda globale di servizi sanitari che accrescano la qualità e la durata della vita al pari della domanda di risorse naturali essenziali, come cibo, mangimi per animali, fibre per abbigliamento e arredamento, acqua pulita ed energia. A ciò si aggiunga che molti degli ecosistemi del mondo che sostengono le società umane sono già oggi sovrasfruttati e nel tempo non saranno più sostenibili, anche perché i cambiamenti climatici non potranno che esacerbare le problematiche di tipo ambientale, incidendo in modo negativo sull’offerta di acqua e sulla produttività agricola. Le biotecnologie offrono le soluzioni tecnologiche per la maggior parte di queste sfide che il mondo ha di fronte a sé relativamente al fabbisogno di salute e di risorse. Ma per massimizzare i benefici offerti dalle biotecnologie – sostiene l’OCSE – saranno necessarie politiche finalizzate e mirate che instaurino le condizioni strutturali necessarie, come la promozione della cooperazione scientifica tra vari paesi, la coerenza tra le diverse politiche pertinenti e la promozione della ricerca e dello sviluppo delle applicazioni. In tale contesto risulta essenziale stimolare la competitività, il trasferimento delle conoscenze e l'innovazione dalla scienza all'industria, essendo la ricerca condizione essenziale per il continuo sviluppo delle biotecnologie. Attualmente, nei paesi OCSE il contributo delle biotecnologie al Prodotto interno lordo (Pil) si attesta all’1%, ma nel 2030 potrebbe crescere fino al 2,7%, con un adeguato contesto normativo e legislativo, secondo lo scenario dipinto dalla stessa OCSE. Tale ipotesi considera che si arriverà nel 2030 ad usare biotecnologie per il 35% delle produzioni chimiche, l’80% di produzioni nel settore farmaceutico e per il 50% nell’agricoltura. Da notare che tali proiezioni non considerano applicazioni al momento non ancora esistenti o difficili da stimare monetariamente, come per esempio i biocarburanti. (...) Anche gli studi più recenti delle maggiori società di consulenza internazionali, da McKinsey fino a Frost & Sullivan, concordano nel rilevare che è già in atto una inversione di tendenza nella distribuzione dei settori di maggiore applicazione delle biotecnologie, oggi dominata dall’applicazione nel settore della salute ma in cui sono in crescita le applicazioni per l’agricoltura e per l’industria. Fondamentale per favorire l’uso adeguato di biotecnologie, laddove i benefici economici e ambientali sono provati, sarà la creazione di un ambiente normativo che faciliti la ricerca e l’applicazione, unitamente alla creazione di un sistema basato su un continuo scambio della conoscenza tra istituti di ricerca, imprese, istituzioni, università. Come sottolineato dalle conclusioni del rapporto dell’OCSE, per poter arrivare nel 2030 con un sistema economico in grado di sostenere dal punto di vista sociale e ambientale le grandi sfide che ci attendono, le istituzioni dovranno iniziare a lavorare sempre di più in una ottica di sistema per garantire coerenza tra le varie politiche e favorire questa nuova rivoluzione industriale sostenibile.
(Fonti: Assobiotech)
Le moderne biotecnologie in campo agricolo mirano a raffinare macroscopicamente e rendere più sicuri quei processi rudimentali e grossolani a cui i contadini ricorrevano da centinaia d’anni. In sintesi, le tecnologie d’intervento sul patrimonio genetico dei vegetali possono essere di processo o di prodotto.
Le biotecnologie di processo hanno 3 ambiti di applicazione:
I benefici derivati dall’impiego di queste tecnologie sono:
Le biotecnologie di prodotto hanno due ambiti di applicazione a seconda se gli obiettivi interessano:
La prima generazione di colture ottenute con l’impiego delle moderne biotecnologie ha portato benefici agli agricoltori e ha consentito un minore impatto ambientale delle coltivazioni stesse. La caratteristica più diffusa dei prodotti agricoli geneticamente modificati è la tolleranza ai diserbanti (72 per cento del totale delle coltivazioni), seguita dall’auto-protezione dagli insetti (20 per cento) e da una combinazione delle due (8 per cento).
Il Centro di Ricerca e Sviluppo Oasis s.r.l. è da sempre impegnato nello sviluppo di innovazione sia di prodotto, che di processo, principalmente nel settore agroalimentare rispondendo ai bisogni di sviluppo ambientalmente sostenibili in un quadro di normative europee ed impegni internazionali volti alla riduzione di immissioni della CO2, all’impiego di fonti rinnovabili e biocompatibili, migliorando l’efficienza energetica. Negli ultimi anni la Oasis ha maturato esperienze nel settore delle biotecnologie ed ha intrapreso attività di R&S in diversi ambiti: